VERSO EMMAUS

 

“Si fermarono col volto triste.”

 

Anche noi ci siamo fermati. Tutti. E abbiamo il volto triste. Il tempo ha assunto una dimensione che ormai non conoscevamo più. L’agenda degli appuntamenti dal lunedì al venerdì era fitta di impegni: studio, sport, incontri, visite mediche, compleanni, lavoro,cene: quante cose, una dietro l’altra. A volte una sopra l’altra. Sapevamo dirci subito se era martedì o mercoledì. Infine, sabato e domenica: attesi e temuti.

Ora? Come uno schiaffo dato all’improvviso, uno schiaffo al mondo intero, questa minuscola, invisibile mano ci ha lasciati attoniti. Ci siamo fermati. Cosa si fa? Chi è stato? Chi si incolpa? Quando se ne esce? Ci sono delle date? Ci pesa questo tempo di cui non conosciamo i contorni. Siamo stati colpiti là dove oggi forse riscopriamo con grande evidenza esserci il significato del nostro esistere: l’altro. Questa mano invisibile ha violentemente interrotto le relazioni che ci raccontano il senso della bellezza della vita. Ci raccontano chi siamo e perché siamo a questo mondo.

La frenesia, la vanità, l’egoismo, la superficialità, le brutture in molti casi con cui abbiamo vissuto le relazioni emergono, parlano più forte.

Stavamo davanti alla televisione: il telegiornale elencava il numero dei morti in mare o dei bimbi abusati, o dell’oppressione e della fame dei popoli più poveri … e le immagini scorrevano come acqua che scivola sul piano senza lasciare che un po’ di umido. Intanto si correva, si correva. I figli attorno: tante domande inascoltate o frettolosamente risolte. Dio? Fuori o in un angolo per le emergenze.

Eccoci qui. Tutti, tutti insieme. Nessuno è escluso, nemmeno i monaci e le monache! Chi più, chi meno. La sberla è arrivata a tutti. Siamo sulla stessa barca che è la vita. La stessa strada di Emmaus sulla quale camminiamo con il volto triste, il cuore impaurito, scoraggiati. Il bollettino dei morti, dei contagiati, dei guariti … quasi non ci interessa più. La verità è che non sappiamo e non possiamo nulla. La verità è che siamo limitati, poveri e che non c’è soluzione a questo se non lasciare che quel Pellegrino che ci si affianca con discrezione e amore – da sempre – cammini con noi.

“Non sai quello che accade? Non vedi che siamo perduti?” Lo affrontiamo così. E Lui ci chiede di raccontare, dire la nostra vita e in che cosa abbiamo sperato per trovarci ora su una strada senza méta in cui il passo è pesante e non vediamo orizzonte.

Lasciamo che quel Pellegrino misterioso ci spieghi la nostra vita, camminiamo con Lui. Quando scende la sera non permettiamo alla nostra vita di lasciarLo andare, ma tratteniamoLo, aggrappiamoci a Lui, nostra unica speranza.

“Andrà tutto bene” si è sentito, letto, detto continuamente. Certo. Passerà anche questo momento come tanti altri nella storia del mondo. Eppure questo non è un momento che deve solo passare, togliendoci il presente. Andrà tutto bene non perché la pandemia finirà – e finirà – ma se avremo l’intelligenza e il coraggio di vivere quest’oggi e il futuro per ciò che conta davvero. Questo tempo è maestro. Si può ascoltarlo o meno, viverlo o subirlo. Viviamolo insieme, lasciandoci accompagnare da quel misterioso Pellegrino e quando sentiamo scendere le tenebre nel cuore diciamogli: “ Resta con noi Signore, perché il giorno giunge al declino!”.

Lui che ha finto di voler proseguire da solo, perché comprendessimo, non esita. Si ferma e resta con noi. I discepoli che prima di incontrare l Pellegrino erano diretti a Emmaus sulla strada della desolazione, cambiano strada, tornano a Gerusalemme, camminando verso la Speranza che non tramonta.